Mercati Finanziari – Agosto 2018.

By | 12 Settembre 2018

Nel corso del mese i mercati azionari globali presentano un andamento discordante. Il mercato americano, beneficiando delle buone trimestrali e del possibile accordo con il Messico sul rinnovo del NAFTA, registra un ottimo andamento. Il mercato europeo risulta invece appesantito dal mercato Italiano, che in un mese registra una perdita vicina al -9%, vittima dell’allargamento dello spread dei titoli di stato (300 punti). I paesi emergenti continuano a registrare perdite, penalizzati in questo mese dal crollo della lira turca. I dati macroeconomici statunitensi continuano a mostrare una buona crescita ed a sostenere l’andamento del mercato. Il PIL del 2 trimestre si attesta al 4,2%, col valore annualizzato più elevato da quasi 4 anni a questa parte.

Il mercato obbligazionario globale in agosto è stato caratterizzato dai  rendimenti positivi dei titoli di stato statunitensi. In generale i segmenti a rating più elevato hanno registrato performance migliori.

Nel mercato high yield gli Stati Uniti registrano un andamento migliore rispetto al segmento Investment Grade grazie ai buoni fondamentali corporate ed alla crescita dell’economia. Il mercato europeo invece risente della debolezza dei segmenti più bassi del credito e delle emissioni subordinate.
I mercati emergenti nel mese registrano un andamento particolarmente negativo risultante dai timori legati a Turchia ed Argentina, con il mercato in valuta locale fortemente impattato dal deprezzamento della lira turca.

Sul fronte valutario nel mese di agosto si è assistito ad un deprezzamento dell’euro rispetto alle principali valute dei paesi sviluppati. Sul fronte dei paesi emergenti, la fase di avversione al rischio legata ai timori su Argentina e Turchia hanno contribuito a generare un deprezzamento generalizzato delle valute emergenti, con la lira turca crollata di quasi il 30% rispetto all’euro.
Il mercato delle commodities è risultato appesantito dall’andamento della componente dei metalli industriali, a causa della continua disputa sulle relazioni commerciali tra USA e Cina, mentre la componente energia è stata supportata dall’andamento del petrolio, sulle prospettive di una riduzione di offerta da parte dell’Iran a causa delle sanzioni USA.