2019, e adesso…

By | 23 Gennaio 2019

Anche quest’anno abbiamo fatto le nostre valutazioni su come sia trascorso il 2018 e i buoni propositi per il 2019. Questo esercizio è ancora più valido quando la verifica viene effettuata sui temi economici e finanziari. Chi non ha o non farà all’arrivo del rendiconto di fine anno un’analisi? Analisi ancora più opportuna in quanto, quella trasmessa a inizio anno, sarà la prima rendicontazione redatta con le direttive della Mifid II inerenti l’onerosità dell’assistenza bancaria.

Chi continua nella ricerca del suo guru finanziario, come ne abbiamo già parlato, troverà probabilmente anche questo articolo non di suo gradimento nonostante raccolga gli spunti che ci hanno più colpito delle pubblicazioni di fine anno.

Prima di tutto è opportuno capire il che punto del ciclo economico in cui ci troviamo o si trovano gli Stati Uniti d’America che rimangono la locomotiva economica e finanziaria del mondo.

Continuo con la pubblicazione della BRI “The financial cycle and recession risks” che nelle sue prime pagine indica l’inversione della curva dei tassi – rendimenti delle obbligazioni a lungo termine inferiori al rendimento di quelle a breve – come uno dei migliori segnali dell’avvio di una recessione.

Ecco la situazione dei tassi americana con la relativa probabilità di una prossima recessione riassunta nella successiva tabella:

 

Più istituzioni, non solo la BRI, hanno prodotto indicatori o anticipatori del ciclo economico. Il seguente è stato prodotto da Ned Davis Research chiamato Global Recession Probability Model. Questo indicatore riassume vari indicatori tra 35 paesi e ogni lettura superiore alla linea rossa indica la “zona pericolosa”.

Quanto ci preoccupava alla fine del 2017 Goldilocks era l’effetto che avrebbe avuto sui mercati il rialzo dei tassi USA, il ridimensionamento del bilancio della Fed e l’ammontare del debito che i tassi di interesse prossimi allo zero hanno prodotto con le conseguenze sulle valutazioni delle asset class come le azioni o le obbligazioni high yield.

Infine un grafico che ben rappresenta la possibile origine del movimento del mercato azionario in questo inizio d’anno.