A volte ritornano…

By | 14 Giugno 2018

Questo fine maggio ci ha fatto ricordare l’abisso di 7 anni fa: lo spread ha nuovamente conquistato le cronache italiane. Come mai stiamo rivivendo quelle difficoltà e, soprattutto, abbiamo imparato dai nostri errori?

Tutto nasce dalla combinazione della nostra instabilità politica e dal nostro importante debito pubblico. Le richieste/intenzioni di cancellazione di parte del nostro debito, la proposta di politiche che potrebbero minarne la solvibilità hanno immediatamente riattivato le dinamiche viste nel 2011/2012. Rialzo dello spread, flessione del mercato obbligazionario, flessione del mercato azionario e soprattutto del comparto bancario assicurativo.

Qualsiasi azione che minacci la sostenibilità del nostro debito pubblico mette in allarme gli investitori. La discesa dei prezzi dei titoli di Stato che fa aumentare lo spread alimenta le oscillazioni di chi li possiede (banche ed assicurazioni) che a loro volta alimentano le paure dei risparmiatori perché il nostro paese ha di gran lunga in Europa la quota più alta di bond bancari soggetti al “bail in” detenuta da investitori retail.

E’ evidente che chi, nonostante quanto accaduto 7 anni fa, continui a diversificare male il suo patrimonio deve ancora imparare quanto sia importante farlo e chi ha i titoli per aiutare a farlo.

Esiste un ampia letteratura che evidenzia le regole base della teoria di portafoglio ma è ben noto che il reale comportamento degli investitori è molto diverso e che grazie alla spinta gentile dei consulenti molti degli errori grossolani che il fai da te produce vengono evitati.

Ma come misurare il valore aggiunto del consulente e a quanto ammonta?

Ci ha provato un nota casa di gestione americana che, con le molteplici difficoltà e perplessità sui dati utilizzati e nel quantificare le alternative possibili, ha stimato il valore aggiunto come indicato nella seguente tabella: