I mercati finanziari in giugno 2017

By | 6 Luglio 2017

Il mese di giugno appena trascorso ha avuto come catalizzatore una serie di commenti, interviste e dichiarazioni di esponenti delle Banche Centrali che hanno indicato come ormai prossimo l’inizio della fine dell’epoca della politica monetari super accomodante. Come spesso accade le interpretazioni hanno un immediato riflesso sui mercati azionari ed obbligazionari anche se le oscillazioni dei mercati azionari rimangono su livelli storicamente bassi. Entrando nello specifico le parole di Draghi, che sono state interpretate con la concreta possibilità che il Quantitative Easing europeo sia in discussione, hanno pesato sugli indici europei  con una flessione dell’azionario Europa del 2,46%.

Tra le aree sviluppate la performance migliore è stata messa a segno dal Giappone con un 2,7% grazie soprattutto all’indebolimento dello Yen. Gli USA sono rimasti pressoché invariati ma l’effetto cambio provoca una flessione dello 0,99%. Tra i mercati emergenti va sottolineato il 5,8% della Cina (in valuta locale) che sfrutta la decisione della Morgan Stanley di includere nei suoi indici alcune azioni cinesi.

Dal punto di vista dei dati macroeconomici la terza letture del PIL americano del primo trimestre è stata nuovamente rivista al rialzo al 1,4% ma, nel frattempo, il Fondo Monetario ha tagliato le stime future portandole al 2,1% per il 2017 e 2018. L’inflazione continua a deludere attestandosi ai minimi da quasi due anni (1,7%) anche a causa della scarsa pressione salariale nonostante un tasso di disoccupazione ai minimi degli ultimi 16 anni. Dopo aver provveduto al terzo rialzo dei tassi portandoli alla fascia 1-1,25% è stato comunicato l’avvio della riduzione del bilancio (4.200 miliardi di dollari) accumulato con il pluriennale acquisto di titoli (Quantitative Easing).

Le notizie positive continuano a pervenire dall’Europa in quanto i dati continuano a sorprendere al rialzo in maniera sistematica le previsioni. Emblematico è il raggiungimento dell’Economic Sentiment del valore più elevato degli ultimi dieci anni.

In Giappone l’indice della fiducia Tankan Reuters ha raggiunto il livello più alto dall’agosto 2007 fornendo un altra evidenza del consolidamento della crescita economica.

In miglioramento anche i fondamentali nei mercati emergenti con una crescita più diffusa e generalizzata che però deve essere bilanciata dai rischi di protezionismo espressi dal presidente americano oltre che dagli specifici rischi paese tra cui la situazione politica brasiliana, l’andamento del prezzo del petrolio per la Russia e la riforma fiscale in India.

Come è comprensibile anche i mercati obbligazionari sono stati condizionati dalle Banche Centrali spingendo generalmente in rialzo i rendimenti per i titoli governativi europei e quindi i prezzi in discesa. A soffrire maggiormente sono stati proprio i titoli tedeschi con una flessione nel loro complesso dell’1,2%. Conseguentemente lo spread tra i nostri BTP ed in Bund si è portato ai minimi dell’anno.

L’indice del mercato obbligazionario internazionale registra una flessione nel mese pari all’1,49%.

Mese poco mosso invece per le obbligazioni a minor rating e per i paesi emergenti.

Sul fronte valutario è continuata la discesa del Dollaro contro Euro (1,4%) toccando il minimo da 14 mesi così come lo Yen rispetto sia al Dollaro che all’Euro. Ampi movimenti al ribasso anche per il Rublo ed il Real brasiliano.

Variegato il movimento delle materie prime. Prodotti energetici  e metalli preziosi con flessioni importanti crescita consistente per i metalli industriali e prodotti agricoli con il grano cresciuto del 18,7%.